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Annagloria Del Piano. CAROL di Todd Haynes|Quando voltare pagina significa ritrovare se stessi

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Carol e Therese sono due donne molto diverse l’una dall’altra: la prima appartenente alla borghesia newyorkese degli anni ’50, è una signora matura, dal carattere forte, determinata ad affermare se stessa nella vita, al di là delle convenzioni e di un cammino intrapreso ma considerato ormai fallimentare, che la vede sposata ad un marito che la ama ancora e madre di una figlia piccola. Therese, invece, giovane commessa dei grandi magazzini e aspirante fotografa, ci appare alle prese con un destino ancora tutto da costruire, timida, non del tutto consapevole, fidanzata senza troppi ardori con un coetaneo che immagina per sé e per lei il classico, tranquillo ménage delle coppie middle class di quegli anni. Ma sarà l’incontro semplice tra le due protagoniste a segnare l’affermazione finale di Carol e la maturazione di Therese. In un susseguirsi di occasioni in cui pian piano si creerà confidenza e interesse reciproco a una conoscenza autentica, che faccia entrare nelle rispettive vite e preveda un tempo da trascorrere insieme, sentendosi capite e apprezzate, lo spettatore vede nascere con estrema naturalezza un sentimento profondo d’amore fra le due donne. Una relazione che troverà l’opposizione di una società dove impera il bigottismo, il giudizio morale, la condanna, soprattutto se a monte vi è già una relazione socialmente accettata come il matrimonio, e il matrimonio borghese, accompagnato per di più dal ruolo incorruttibile di madre. Ruolo che viene, invece, messo a repentaglio per i benpensanti, se a rivestirlo è una madre dalle condotte omosessuali, tanto da considerarne ricattabile la sussistenza, per mezzo di una causa morale che preveda o meno l’affidamento dei figli… Tutto succede in quegli anni, ma siamo certi che non accada spesso ancor oggi, nel 2016, in Italia come in tanti luoghi del mondo? Patricia Highsmith scrisse questo romanzo nel 1952 e, nonostante la sua personalità di certo temeraria e il successo che già poteva vantare, lo scrisse sotto pseudonimo, come Claire Morgan. Alla Highsmith, considerata a ragione un’ottima autrice di thriller psicologici, l’Europa attribuirà riconoscimenti e onori; molto meno i suoi Stati Uniti, dove la critica le opporrà spesso un giudizio negativo per le tematiche decisamente forti delle sue opere, sempre tese a scavare oltre la superficie delle situazioni e dei personaggi, oltre la semplicistica divisione tra bene e male. Per la morale dell’epoca, impegnata negli anni ’50 alla caccia alle streghe, temi a volte addirittura disturbanti. E in modo particolare disturbante sarà questo libro, per il quale in seguito la Highsmith racconterà di essersi ampiamente ispirata alla propria biografia. Con una regia discreta e una fotografia attenta a mettere in luce sguardi e primi piani convincenti e a tratti poetici delle due protagoniste – ottime interpreti, forti di una recitazione mai forzata e dell’aura suadente di Cate Blanchett come della grazia ingenua di Rooney Mara – il film di Todd Haynes non insegue sterili voyeurismi o scene di sesso e passione furente, ma piuttosto con delicatezza ci fa entrare in ciò che è la parte ancora più intima di ogni essere umano: il cammino verso la propria unica e inestimabile identità, fino a riconoscere se stessi in ciò che si è, si pensa e si fa. Naturalmente, quindi, anche in chi e come si ama. Annagloria Del Piano Carol, il film di Todd Haynes tratto dal romanzo omonimo di Patricia Highsmith, verrà presentato agli Oscar 2016 con ben sei candidature: quella per miglior attrice protagonista e non protagonista, rispettivamente di Cate Blanchett e Rooney Mara, per la miglior sceneggiatura non originale di Phyllis Nagy, per la miglior fotografia di Edward Lachman, per i costumi di Sandy Powell e per la colonna sonora di Carter Burwell.

Lucio Dalla lo Show|A Morbegno sabato 27 febbraio

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Morbegno, Auditorium S.Antonio 27 febbraio 2016, ore 21:00 Lucio Dalla – Lo Show “4 marzo, caro amico ti scrivo” Steve Live Show - animatore e conduttore Ciri Ceccarini - voce Valentina Mazzoleni - chitarra acustica e cori Carlo Calderano - chitarra flamenca ed elettrica Alex De Simoni - fisarmonica, tastiera e cori“Questo spettacolo nasce in maniera semplice ed escusivamente musicale a Rimini, un paio di anni fa, da un'idea di Ciri Ceccarini, Antonio Patanè e Carlo Calderano, rispettivamente cantante, tastierista e chitarrista di fama nazionale, che vantano collaborazioni musicali molto importanti. Assistendo al loro concerto, affascinato dalla bravura dei musicisti, ho pensato di trasformare il loro tributo a Lucio Dalla in un vero e proprio spettacolo da portare in teatro, stravolgendone completamente le linee per un risultato unico.” Questa la presentazione di Steve Live Show, animatore e conduttore dello spettacolo in programma all’Auditorium S.Antonio di Morbegno, sabato 27 febbraio alle ore 21:00. Più di due ore di show dedicato ad uno dei più importanti ed innovativi cantautori italiani: Lucio Dalla. Uno spettacolo interattivo dove il pubblico diventa protagonista, salendo anche sul palco insieme agli artisti. Non solo musica e canzoni, ma anche video, storie, battute ed interventi del pubblico saranno la caratteristica di questo spettacolo originale e coinvolgente. Sul palco anche la scenografia sarà importante, semplice di contenuti ma significativa; verrà infatti riprodotta una situazione molto familiare, tipica da “osteria”, locale di ritrovo amato da Lucio Dalla dove sono nate sue diverse canzoni. Biglietti in prevendita a Morbegno presso il Consorzio Turistico Porte di Valtellina e Vanradio, a Sondrio presso il Consorzio Turistico di Sondrio. Ingresso € 10:00 + € 1:00 di prevendita

“Una biblioteca a Cernusco: 50 anni di persone… 50 anni di storie”|Intervista con l'autore Rino Cacciola

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Chi viene a cercare il libro di cui ha sentito parlare la sera prima in televisione. Chi vuole leggere un quotidiano o ritagliarsi un suo spazio di tranquillità per studiare. Chi cerca un film in dvd o desidera sentire un c d. Chi ci lavora... Una biblioteca, innanzitutto, è un luogo fatto di persone. E quindi, di storie da raccontare. Questo, il principio da cui è partito il regista Rino Cacciola per il suo documentario Una biblioteca a Cernusco: 50 anni di persone… 50 anni di storie, commissionato nel 2015 dall’Assessorato alle Culture del Comune di Cernusco sul Naviglio in occasione del compleanno della biblioteca “Lino Penati”, un mezzo secolo di vita portato benissimo. Direttore della fotografia di documentari trasmessi da celebri programmi televisivi come Geo&Geo o Alle falde del Kilimangiaro e collaboratore di un’importante agenzia, regista teatrale e cinematografico, attore allievo del compianto Renzo Casali alla Scuola Europea di Teatro e Cinema di Milano e di Michael Margotta (membro del mitico Actor’s Studio), Rino Cacciola è anche produttore e fondatore dell’Associazione Casa degli Zotici (nome ispirato ai Clowns del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare). Lo abbiamo incontrato a Cernusco, dove vive e lavora.– Un documentario “autorale” su una biblioteca della durata di 98’: una bella sfida, non pensi? Direi che il film è autorale per il semplice fatto che, nonostante le difficoltà del tema, si è deciso di farne un lungometraggio. Ho creduto al lungometraggio per due motivi: la volontà di raccontare il lavoro del bibliotecario, non con un semplice elenco di informazioni, ma trasformando alcuni bibliotecari in veri e propri personaggi in cui lo spettatore potesse immedesimarsi. Poi quella di associare alla biblioteca il ruolo di contenitore di storie a cui le persone si rivolgono, contenitore che oltre alle tante storie di libri e film contiene anche tante persone, le quali, una volta stimolate dal desiderio di raccontarsi, diventano anch’esse storie. Da qui, il titolo del mio lavoro.– Perché hai voluto inserire dei cenni ad alcuni personaggi storici di Cernusco come Ambrogio Uboldo? La scelta di raccontare la biblioteca attraverso un film mi ha portato a cercare quegli elementi che rendono questa biblioteca diversa da tutte le altre. Così allargare l’argomento biblioteca civica al territorio cernuschese mi è sembrato abbastanza naturale. Il tentativo è stato quello di fondere il più possibile le due ambientazioni in modo da ottenere una sorta di unica identità culturale legata al territorio.– Nel documentario appaiono diverse persone, tra cui i lavoratori della biblioteca intenti alle loro mansioni, scrittori e autori di conferenze, un utente 86enne, la figlia adottiva del mai dimenticato Roberto Camerani, famoso a Cernusco per un libro in cui ha raccontato la sua esperienza nel campo di concentramento di Ebensee. Come li hai scelti? I personaggi di un documentario non sempre possono essere scelti a priori, spesso si presentano spontaneamente e l’autore deve solo favorire la loro narrazione. Ho cercato di far sentire le persone riprese a loro agio per ottenere la loro fiducia nel mostrare davanti alla telecamera alcuni momenti di sincera emozione che potessero coinvolgere anche lo spettatore. Nel caso dei bibliotecari ho scelto di rendere la mia presenza molto familiare seguendo il loro lavoro ogni mattina nel corso delle sei settimane di riprese in biblioteca. Così facendo ho constatato che, in molti casi, potevo parlare con le persone attraverso la videocamera senza che questa diventasse motivo di inibizione o chiusura.– La fotografia è stata molto apprezzata... Mi sono impegnato molto a descrivere il territorio attraverso immagini che fossero efficaci ma non banali. Il rischio era creare un effetto cartolina dando importanza all’aspetto estetico ma non a quella narrativo. Così ho pensato di raccontare Cernusco sul Naviglio con delle time-lapse realizzate in diversi momenti della giornata, dall’alba al tramonto. Alcuni soggetti (Villa Alari, il Naviglio, il Vichingo) sono stati poi presentati nelle diverse condizioni di luce in modo da creare un filo conduttore nel corso del film. Altri stimoli narrativi ho cercato di crearli usando il colore rosso e facendo delle riprese dalla bicicletta.– Come ti sei regolato per la musica? Come la fotografia anche la musica è fondamentale per il coinvolgimento dello spettatore. Ho scelto le musiche di due autori che amo molto: Joshua Otto e Chris Zabriskie, che montate con le immagini mi hanno permesso di ottenere due effetti molto diversi. La prima ha un ritmo trascinante, molto evocativo alla Hans Zimmer, mentre la seconda è minimalista ma, proprio grazie alla sua semplicità, mostra una grande forza magnetica. L’alternanza dei due stili musicali in abbinamento alle immagini di Cernusco permette di dare diversi sensi narrativi al racconto della cittadina.– Tra le tue passioni c’è anche il teatro… Sì, da diversi anni mi occupo, oltre che di fotografia e di video, anche di teatro e realizzo delle regie con attori non professionisti, lavorando molto sulla verità delle emozioni e dei pensieri dei personaggi. Può sembrare forzato creare un ponte tra il teatro d’attore e le interviste in un documentario ma il criterio che mi ha fatto scegliere cosa inserire nel film partendo da diverse ore di girato è proprio il senso di verità espresso dai soggetti coinvolti. Quello che mi interessava era mostrare i personaggi del film attraverso il loro coinvolgimento emotivo che, al di là delle parole utilizzate, riuscisse a raccontare la loro storia in modo molto più efficace e vero. Una biblioteca a Cernusco: 50 anni di persone… 50 anni di storie, dopo la prima visione pubblica del novembre scorso alla presenza del sindaco di Cernusco sul Naviglio Eugenio Comincini e dell’Assessore alle Culture Rita Zecchini, sarà riproposto il 18 marzo prossimo in occasione della festa di San Giuseppe. Un’occasione da non perdere per tutti quei cernuschesi che vogliono sapere di più riguardo a una realtà culturalmente così importante per la loro cittadina, ma anche per chi vuole gustarsi un vero e proprio film ricco di belle immagini, racconti e momenti emozionanti. Saludi Mauro Raimondi Trailer del film di Rino Cacciola

Le performance dei LuxArcana al Karemaski|Arrivano sabato 27 febbraio: Da Italia's Got Talent al palco del “WhyNot¿”

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La festa LGBT-friendly di Arezzo si illumina con gli spettacoli LED dei LuxArcana, la musica di Salvo DJ Venditti e l'animazione di Nike & Saetta Specialisti in performance LED e giocoleria con attrezzi luminosi, gli artisti di LUX ARCANA – finalisti del programma Italia's Got Talent – fanno della luce la protagonista indiscussa delle loro esibizioni e creeranno un “caleidoscopio di colori” anche sabato 27 febbraio durante la festa LGBT-friendly “Why Not¿” presso il circolo “Karemaski” di Arezzo (loc. Olmo, 44). Suonerà il ritmo della serata, organizzata in collaborazione con Arcigay Arezzo “Chimera Arcobaleno”, il DJ Salvo Venditti, direttamente da BeQueer di Perugia e Muccassassina di Roma, e l'animazione sarà a cura delle originali Drag Queen Nike & Saetta e della WhyNot Crew. Dalle 00:30 le ritmate ed energiche coreografie dei LUX ARCANA, fuse a musiche incalzanti, cattureranno il pubblico svelando il nuovissimo e affascinante universo della giocoleria con tecnologia LED, presentando uno spettacolo inedito, moderno e ipnotico, che proietterà tutti in un mondo di nuove forme, luci ed immagini. Apertura porte alle ore 23:15, l'ingresso al locale è riservato ai soci Arcigay, Arci o affiliate, e l’eventuale ricavato delle feste “WhyNot¿” è utilizzato dall’associazione Chimera Arcobaleno per realizzare progetti e interventi di sensibilizzazione contro omofobia, transfobia e qualsiasi forma di discriminazione nel territorio aretino. Chimera Arcobaleno

Cantica delle donne al Teatro Comunale di Casalmaggiore

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Balamòs Teatro Ppogetto teatrale “Passi Sospesi” Casa di Reclusione Femminile di Giudecca Teatro Comunale di Casalmaggiore (CR) Sabato 5 Marzo 2016, ore 21:00 Cantica delle donne istantanee per una storia quasi universale Sabato 5 Marzo 2016, presso il Teatro Comunale di Casalmaggiore, alle ore 21:00, nell’ambito delle celebrazioni della Giornata Internazionale della Donna organizzato dall'Associazione M.I.A. di Casalmaggiore, sarà replicato lo spettacolo teatrale Cantica delle donne diretto da Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro e responsabile del progetto teatrale “Passi Sospesi” negli Istituti Penitenziari di Venezia, con le donne detenute della Casa di Reclusione Femminile di Giudecca, Nawal Boulahnane, Ileana Padeanu, Sara Zorzetto, voce fuori campo di “Venere” Ifeoma Ozoeze, voce e musiche di Lara Patrizio, contributo artistico di Patrizia Ninu, video e coordinamento tecnico di Marco Valentini, foto di Andrea Casari. Dalla nota di regia: «Il lavoro si è incentrato sulla valorizzazione della ricchezza e della complessità della figura femminile attraverso testi, immagini, musiche, canzoni, danze, al femminile. Le voci delle donne detenute provano a imprimere ai testi un proprio, particolare, moto e respiro. Ci siamo interrogati se una giornata internazionale (giornata internazionale della donna, giornata mondiale contro la violenza sulle donne) abbia un senso per il rischio di mettere a posto coscienze o di solidarizzare solo per un giorno, per la convinzione che ogni giorno dovrebbe essere quello giusto per essere dalla parte dei diritti e contro ogni discriminazione. Noi non abbiamo risposte, se non il bisogno di valorizzare la ricchezza e la complessità della figura femminile attraverso testi, immagini, musiche, canzoni, danze, al femminile e a ritrovare un senso, ogni giorno. Anche con il nostro provare a pensarci e sperime ntarsi realmente insieme, attraverso il teatro. Perché forse la più grande forza del teatro è quella di trasformare il dolore in poesia. E di restituirci e restituire bellezza». Info - prenotazioni: 0375 43984, 328 8120452 Balamòs Teatro

Velletri. Chi resiste nella palude|Teatro di narrazione al Teatro di Terra. Domenica 6 marzo alle ore 18:00

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Ancora un appuntamento interessane all’inutile Teatro di Terra di Via San Crispino. Inutile per chi non se ne serve, per chi non è curioso, per chi va a teatro a vedere gli amici e basta, per chi vuole rivedere la televisione...live, per chi a Velletri mai! per chi è meglio snob, a Roma vado in cantina off, lì sì ufh, per chi no, non c’è il foyer, per chi piccolo è brutto, per chi è scomodo, per chi mi rovino la mise, per chi confonde il mezzo col fine, lo spazio per lo spettacolo, per chi è sempre impegnato ad impegnarsi, per chi non ha tempo e chiacchiera da mane a sera, ma la notte nooo! per chi vuole le comodità, il servizio, il ristoro, macché spettacolo! per chi non lo ha saputo, per chi lo ha saputo e quindi… come ci fossi stato, grazie, inutile, inutile perché le Istituzioni grandi e piccole gli’a’rimba, la cultura sarà sorpresa di cose sconosciute… ma la fatica dove la mettiamo! bisogna pure salire e scendere e fare silenzio, e spegnere il telefonino che se poi mi cercano? eppure… TEATRO STRUMENTO DI SALVEZZA!!! (TdT) La proposta Chi resiste nella palude di Francesco Lande. Come quando si è seduti di fronte al camino, silenziosi e attenti, ascoltando il narrare di un nonno con in sottofondo il crepitio del fuoco: questo è quello che si prova ascoltando il racconto di Francesco Lande. Il suo Chi resiste nella palude, è più di un monologo teatrale: è una confidenza bisbigliata a cuore aperto, che affascina e cattura e insegna, tenendoti per mano fino alla fine. Non è una di quelle vicende che si studiano approfonditamente sui libri, sebbene faccia parte di diritto della Storia, la nostra Storia: la bonifica dell'Agro Pontino è un evento che a scuola viene appena accennato, elencato insieme alle altre operazioni effettuate sotto la dittatura di Mussolini. Eppure, un tale avvenimento non ha solo modificato completamente un paesaggio e un ecosistema, ma ha anche comportato un ingente numero di morti tra tutti quelli che si sono trasferiti nella zona per effettuare questi lavori. Francesco Lande si fa portavoce della memoria storica della sua famiglia: suo padre, sua madre e i suoi nonni a lui hanno affidato i propri ricordi, e lui, nella continuità atavica tipica del tramandare, a noi ne fa dono. Il suo è un viaggio tra i canali d'acqua da scavare e quelli già scavati, tra le zanzare portatrici di malaria, il chinino e il freddo pungente dell'inverno trascorso immersi nella palude gelida. Il tentativo di bonificare questo territorio risale addirittura ai tempi delle civiltà pre-romane: i Volsci sono stati i primi a cercare di rendere abitabile e coltivabile questa regione. A loro sono seguiti i Romani, poi succeduti da diversi papi, fino ad arrivare a “quello lì de Roma”. Sul palco spoglio, con solo due sedie ad arredare la dimensione del ricordo, Lande attraversa le diverse testimonianze da lui raccolte, variando tono di voce e persino il dialetto. Memorie di morte, con le migliaia di persone decedute per le condizioni di lavoro, ma anche di speranza e di nascita: per questo intere famiglie lì si trasferivano, con il sogno di poter poi abitare la terra da loro bonificata e di potervi crescere i propri figli. I quali, bambini e inconsapevoli, oltrepassavano con la bici il sudore dei propri padri, cantando filastrocche e tenendosi occupati con giochi e scherzi. La voce e il corpo dell'attore-regista pennellano vividamente l'ambiente entro il quale i suoi personaggi vanno a muoversi: i tre canali, i colli e le strade, le stanze papali e le case dei coloni, tutto sembra prendere forma di fronte ai nostri occhi. L'unico “accessorio” in più? Una lampadina che cala dall'alto, accendendosi a tratti: rappresenta una quercia, un albero che ha assistito attraverso i secoli agli innumerevoli tentativi dell'uomo di piegare la natura ai propri desideri. Alla fine, certo, l'uomo c'è riuscito, pagando forse un prezzo troppo alto. Ma alla quercia poco importa: fissa nella sua immobilità secolare, resta sorda e indifferente agli sconvolgimenti che la circondano, non badando neanche all'attore che da lei, invano, attende una qualche illuminante risposta. Chi resiste nella palude IL RICORDO CHE AFFASCINA E INSEGNA: Scritto, diretto e interpretato da Francesco Lande. (L. M., in Recensito.net)

“A bocca aperta” e “Una madre lo sa”|A Regoledo per due domeniche, i laboratori teatrali dell'Associazione Quadrato Magico

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Al Teatro “Frassati”, Cosio Valtellino Condotti e diretti da Gigliola Amonini QM presenta: Domenica 6 marzo - ore 16:30 Laboratorio Teatrale Qm Ragazzi A BOCCA APERTA Spettacolo teatrale dedicato al CIBO ideato da Gigliola Amonini in collaborazione con i giovani attori Bocche gigantesche, cucchiai come spade, vitamine parlanti e cibo nei pensieri. Cibo che non si vede mai ma che è sempre presente. Lo spettacolo del Laboratorio Teatrale del Quadrato Magico Ragazzi si diverte ad illustrare buffe abitudini alimentari e nel contempo fornisce in modo divertente e scanzonato rapide e tuttavia importanti informazioni sulla nutrizione. In scena: Alessandro Fattarina, Alessandra Fumagalli, Alice Ioli, Alisia Hasani, Angelica Raschetti, Angelica Travaglia, Barbara Passerini, Elena Spiri, Filippo Salini, Giulio Del Nero, Greta Salini, Jhon Deyvi Minatta, Krishna Barbera, Irene Barri, Isabella Gerosa, Laura Flora Ferrario, Lisa Rapella, Marta Ravelli, Martino Martinalli, Michela Sansi, Milla Lanza, Riccardo Spinetti, Riccardo Vanini, Serena Lawlor, Simone Bianchi, Stella Curtoni, Valentina Rampa, Victoria Miozzo, Zoe Stuffo Magie audio e luci: Maurizio Natali Costumi e scenografie: Roberto Angelni in collaborazione con attori, genitori e simpatizzanti Comparse: genitori spavaldi e giocosi. Coreografie realizzate in collaborazione con Silvia Busi Domenica 13 marzo - ore 21 Laboratorio Teatrale Qm Adulti UNA MADRE LO SA Spettacolo teatrale liberamente tratto dall'opera di Concita De Gregorio Amori maldestri e asimmetrici, donne che fanno figli per sempre o per un momento, quelle che non li fanno senza per questo sentirsi mancanti, senza sentirsi mancare, prendendosi intanto cura del mondo. Le storie, sul palcoscenico, parlano di questo: di come ci sia un posto per tutto a saperglielo dare. Dalle donne passa la vita, sempre, dalla pancia, dalla testa, dalle mani e dai ricordi. Concita De Gregorio. Giornalista e scrittrice italiana. Firma di punta della Repubblica, è stata direttrice dell'Unità dal 2008 al 2011. E' anche conduttrice di programmi televisivi. Fra le sue opere narrative si ricordano: Non lavate questo sangue. I giorni di Genova. Una madre lo sa. Tutte le ombre dell'amore perfetto. Malamore. Esercizi di resistenza al dolore. In scena: Angelo Marveggio, Christian Gianera, Claudio Venini, Cristina Montecalvo, Erasmo Stasolla, Fernanda Bigiolli, Giovanni Pavese, Lara Verona, Laura Valsecchi, Marcella Zappa, Mario Teglio, Melania Bruseghini, Miriam Rebecchi, Paola Braito, Rachele Sottovia, Rosaria Aloisio, Sabrina Bongiolatti, Valentina Vito, Valerie Severin, Veneranda Foschi, Zora Djuricd Animazione grafica: Alessandro Coppola, Angelo Marveggio Costumi e Scenografie: Laboratorio Teatrale Quadrato Magico Audio, luci e assistenza alla regia: Maurizio Natali Segretaria artistica: Sara Moroni = Ingresso con offerta libera = Il Laboratorio Teatrale del Quadrato Magico, condotto da Gigliola Amonini, ha preso vita nel 2003 su iniziativa del Presidente Roberto Cornaggia e dei membri dell’Associazione Culturale Quadrato Magico di Cosio Valtellino. Raduna persone provenienti da Sondrio, Morbegno e Chiavenna ed ha al suo attivo svariate produzioni teatrali. Per approfondimenti visita il sito www.quadratomagico.it Gigliola Amonini. Diplomata alla Scuola di Teatro del Comune di Sondrio, ha approfondito diverse tematiche con maestri del panorama teatrale nazionale ed estero. Fondatrice e regista dell’Associazione Culturale Teatropolis, dirige da anni laboratori teatrali per adulti e ragazzi fra i quali quello della Pro Grigioni Italiano Valposchiavo.

Morbegno: Il Concerto di Primavera del FAI

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Auditorium S.Antonio Morbegno 19 marzo 2015 – ore 21:00 CONCERTO PRIMAVERA FAI Società Filarmonica di Morbegno School Band Mini Band Corpo Musicale di Cadorago Il concerto proposto in occasione delle giornate di Primavera del FAI mette insieme tre giovani formazioni: la Mini Band e la School Band di Morbegno e il Corpo Musicale di Cadorago (CO). La Mini Band è un gruppo nato nel 2015, all’interno delle Società Filarmonica di Morbegno, e che comprende una trentina di allievi dei primi anni di studi. In questo modo la scuola di musica completa il ciclo di formazione dando a tutti gli allievi la possibilità di mettere a frutto il lavoro di preparazione alla musica d’insieme. La Mini Band si esibisce all’Auditorium S. Antonio per la seconda volta, la prima esibizione è stata nell’ambito del concerto natalizio. I brani che la Mini Band presenta sono tratti dalla collezione First Performance di Bruce Pearson, scritti appositamente per gruppi strumentali composti da allievi dei primi anni studi. Il primo brano è una trascrizione di una musica popolare caraibica intitolata “Rio Bravo” e il secondo la trascrizione di un canto popolare americano intitolato “Candy Mountain”. La School Band è un gruppo formato dagli allievi dei corsi superiori, a partire dal 3° anno di studi. Da quando questa formazione è nata, ha svolto attività concertistica nel’ambito delle stagioni dell’Auditorium di Morbegno e si è esibita in varie città: Brescia, Bellinzona, Sondrio e Como. La School Band prepara il suo repertorio durante le lezioni individuali di strumento nel corso dell’anno scolastico, per poi passare alla concertazione in una settimana di prove che quest’anno si effettua a partire da sabato 12 marzo fino a venerdì 18 marzo, con due ore di prove giornaliere. È questa una formula innovativa che permette ai ragazzi di concentrare il lavoro di concertazione in pochi giorni e che consente dei vantaggi dal punto di vista della crescita musicale e sociale. Il repertorio che la School Band presenta in questo concerto riguarda soprattutto la musica originale per fiati: “American heroes march” di Mark Williams, una breve marcia ispirata agli eroi della guerra d’indipendenza americana; “Mill mountain vistas” di Gary Fagan, una composizione che si ispira a Mill Mountain, che si trova nello stato della Virginia (USA); “Sailing onward until down” di Ralph Ford, dedicata a Jonathan Soud un giovane studente americano pianista e clarinettista morto di leucemia nel 2010; “Rythmos” di Robert. W. Smith, un brano caratterizzato da ritmi incalzanti e dalle numerose parti solistiche; “Tre più due”, un brano che la School Band dedica al compositore e direttore ospite della banda di Cadorago: Franco Arrigoni. Chiude il concerto la Banda di Cadorago. Da oltre trent'anni questa formazione si occupa di diffondere e mantenere viva la cultura musicale bandistica. Dal 2004 coopera con l’indirizzo musicale dell’Istituto Compre nsivo di Cadorago e Guanzate. Attraverso progetti mirati, dà la possibilità a bambini e ragazzi di avvicinarsi al mondo della musica a partire dall’educazione all’ascolto, fino ad arrivare allo studio degli strumenti musicali. Grazie a questa costante sinergia con l’istituto comprensivo, l’organico del Corpo Musicale può contare oggi su oltre 50 elementi, di età media inferiore ai diciotto anni. Negli ultimi anni l’attenzione costante nei confronti della crescita musicale dei ragazzi del gruppo, ha permesso di ottenere prestigiosi riconoscimenti come il 3° posto nella terza categoria al “Concorso Internazionale per Bande Flicorno d’Oro” (2013) e il 3° posto nella terza categoria al “Concorso Internazionale A. Ponchielli” di Cremona (2015). Nelle stagioni 2012-2013 la Banda di Cadorago ha promosso il progetto “Band’n’Jazz e Michel Godard Trio” con il quale ha potuto avvicinarsi al mondo del jazz, grazie ad un repertorio appositamente studiato e alla partecipazione di jazzisti di fama internazionale come Michel Godard, Francesco D’Auria e Linda Bsiri. Nel 2013 inoltre la banda organizza la prima edizione del Festival Bandistico di Cadorago, manifestazione che ha visto la partecipazione di formazioni musicali che rappresentano un punto di riferimento nel panorama bandistico nazionale. La banda ospite di Cadorago presenta il seguente repertorio: “Bacinum Rhapsody” (F. Arrigoni); “Come d’autunno” quadro musicale della Grande Guerra con la voce di Matteo Cammarata (F. Arrigoni); “Carosone Hits Medley” (R. Carosone, arr. F. Arrigoni); “La nova gelosia” canta il tenore Matteo Cammarata (autore ignoto, arr. F. Arrigoni); “I’ te vurria vasà” canta il tenore Matteo Cammarata (V. Russo/ E. Di Capua, arr. A. Bolciaghi/ F. Arrigoni); “Merry Goround” (Philip Sparke). Biglietti in prevendita a Morbegno presso il Consorzio Turistico Porte di Valtellina e Vanradio, a Sondrio presso il Consorzio Turistico del Mandamento di Sondrio. Ingresso € 3,00 + € 0,40 di prevendita

Gordiano Lupi. Il mio amico Peppe Zullo (2016) di Stefano Simone

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Regia: Stefano Simone. Musiche: Luca Auriemma. Post-produzione: Stefano Simone. Genere: Documentario. Origine: Italia. Anno: 2016. Formato: 1.77:1. Audio: Stereo PCM. Produzione: Indiemovie. Durata: 76’. Interpreti: Peppe Zullo, Marco Di Baru, Ciro Famiglietti, Caterina Melillo, Matteo Perillo (v.o.).“Non puoi pensare bene, non puoi amare bene, non puoi dormire bene… se non mangi bene!”, dice Virginia Woolf. Stefano Simone mette la frase in apertura, quasi a sottolineare che dopo tanto cinema a soggetto e qualche videoclip musicale, cambia genere e passa al documentario classico. Non per cavalcare la moda della cucina, argomento molto presente sia nei palinsesti televisivi che in libreria, debordante persino nella pura fiction cinematografica. Simone si dedica al racconto culinario di Peppe Zullo perché ha radici profonde con la cultura della sua terra e diventa quasi la storia di un uomo che ha coronato un sogno grazie a passione e impegno. Il documentario ha un taglio classico che interessa e avvince. Lo stratagemma tecnico è far parlare il protagonista – un vero affabulatore – intervistato da due ragazzi, alternandolo con i commenti dei due intervistatori con una ragazza che non ha conosciuto il cuoco. Completa il quadro una voce fuori campo, teatrale ma non troppo impostata, mai fastidiosa né invadente. Immagini e parole costruiscono la storia di un uomo che ha cominciato facendo il benzinaio, ha girato il mondo aprendo ristoranti negli Stati Uniti e in Messico, quindi ha deciso di tornare a casa per aprire un vero angolo di Paradiso a Orsara. Un posto delle fragole culinario, in definitiva, perché il protagonista costruisce il suo regno nei luoghi dove è stato bambino, servendo in tavola prodotti del suo orto dei miracoli, pesce di fiume e vini della sua terra. Un documentario ben girato, fotografia limpida, esterni suggestivi tra la proprietà Zullo e il paesino foggiano, montaggio sincopato, musica sintetica che ben accompagna le immagini. Abbiamo avvicinato il regista per avere la sua interpretazione autentica. – Perché questo repentino passaggio alla non fiction? Volevo affrontare per la prima volta un genere che non conoscevo molto, diciamo quasi per niente. Nonostante avessi visto pochissimi documentari, credevo fosse interessante affrontare questo formato, anche perché il mio stile è in partenza molto realistico. L’argomento culinario mi sembrava una cosa del tutto nuova da affrontare, anche se la mia intenzione era anche e soprattutto raccontare il rapporto dell’uomo con ciò che la natura offre. Per cui, non potevo non chiamare che Peppe Zullo, un'autorità nel campo; parliamo del cuoco che ha rappresentato la Puglia a Expo 2015. Quando l’ho contattato si è dichiarato subito entusiasta e in poco tempo abbiamo realizzato questo film.– Pensi di ripetere esperienze di non fiction? Certo! Ho già in cantiere un altro docufilm che tratta le problematiche dei ragazzi disabili. Inizialmente avevo previsto di girarlo a gennaio, ma la post-produzione de Il mio amico Peppe Zullo ha richiesto più tempo del previsto, per cui ho dovuto far slittare l’inizio delle riprese. Devo valutare quando girare in base ai miei impegni. Alcune riprese di repertorio sono già pronte.– Per un regista è più appagante la fiction o il documentario? Entrambi. Sono due formati diversi che richiedono un approccio diverso alla narrazione, alle riprese e ovviamente al montaggio.– Cosa bolle in pentola? Oltre al docufilm sopracitato, a settembre girerò un lavoro di finzione sul tema del bullismo scolastico, anche se lo stile sarà estremamente realistico. E poi c’è un altro bel progetto che m’interessa molto, ma al momento non posso dir nulla. Infine videoclip e alcuni corti per le scuole. Gordiano Lupi

Milano. Il Cinema nel Novecento|Alberto Buscaglia racconta Mario Soldati

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IL CINEMA NEL NOVECENTO: Alberto Buscaglia racconta Mario Soldati Giovedì 24 marzo, ore 18:30 Milano, Centro Filologico Milanese Via Clerici, 10 Giovedì 24 marzo alle ore 18:30, al Circolo Filologico Milanese, nell’ambito della rassegna “Novecento: il catalogo è questo!” a cura di Luciano Tellaroli, Alberto Buscaglia (foto) racconterà la figura del regista Mario Soldati e il suo cinema degli anni Quaranta. Furono quelli gli anni drammatici, ma colmi di fermenti nuovi, che videro la nascita dei suoi capolavori, Piccolo Mondo Antico e Malombra, due film che contribuirono alla svolta tematica e stilistica del cinema italiano del dopoguerra e confermarono il suo talento di regista e narratore cinematografico. Mario Soldati concluse volontariamente queste attività alla fine degli anni Cinquanta, quando decise di tornare a essere scrittore, ma senza per questo precludere la sua geniale curiosità al linguaggio delle immagini, inventando per la nascente televisione italiana un nuovo modo di fare documentarismo. Ai due film di Soldati, tratti dai romanzi di Antonio Fogazzaro, sono dedicati i due volumi a cura di Alberto Buscaglia e Tiziana Piras usciti di recente nell’ambito delle attività di ricerca del Premio “Antonio Fogazzaro” e che contengono le inedite sceneggiature originali: Malombra, il film di Mario Soldati dalla sceneggiatura allo schermo e Piccolo Mondo Antico, il film di Mario Soldati dalla sceneggiatura allo schermo (New Press Edizioni). La rassegna “Novecento: il catalogo è questo!”, che ha esordito lunedì 14 marzo, proseguirà fino a luglio con incontri che spazieranno dalla letteratura al cinema, all’economia, antropologia, medicina, filosofia, musica, arte, tecnologia, sport, idee e spiritualità. Alberto Buscaglia. Ideatore e curatore del Premio “Antonio Fogazzaro”, la sua storia personale e artistica è strettamente intrecciata a quella del fratello gemello Gianni. Insieme lavorano come assistenti in alcune produzioni documentaristiche e nei film I fidanzati di Olmi, Una storia milanese di Eriprando Visconti e Il terrorista di Gianfranco De Bosio. Dopo due stagioni come fotografi di scena del Piccolo Teatro di Milano, alla fine degli anni Sessanta i due fratelli aprono uno studio nel cuore della vecchia Milano occupandosi di pubblicità e documentando l'attività degli artisti visuali che operano in quel periodo nella città lombarda. In quegli stessi anni lavorano a numerosi progetti cinematografici e radiofonici, ideando e dirigendo per Radio Rai alcuni programmi sperimentali che realizzano nello Studio di Fonologia di Milano. È l'inizio di una lunga attività teatrale, radiofonica e televisiva per la Rai che si protrarrà sino alla fine degli anni Novanta e che attualmente prosegue, sempre nell'area del teatro e della fiction radiofonica, con la RSI-Radio della Svizzera italiana. Nel 2009 Alberto Buscaglia è stato chiamato a far parte del “Comitato Guido Morselli Genio Segreto” e della giuria del Premio letterario omonimo per il romanzo inedito. Denise Peduzzi Per informazioni: Circolo Filologico Milanese circolo@filologico.it – www.filologico.it Tel. 02 86461430-2689

Ad Arezzo “Le Strulle”: sabato 26, special guest al Karemaski|Dai migliori locali d'Italia alla consolle del “WhyNot¿”

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Il party LGBT-friendly di Arezzo con il trio di DJ Le Strulle, la performer Nike e la WhyNot crew. Nella terrazza Karemaski anche lo staff Klang Bombe elettroniche, immagine dark e tecnologia, questo è in breve il trio al femminile Le Strulle, le regine indiscusse delle notti disco italiane saranno special guest alla consolle del party LGBT-friendly “Why Not¿” sabato 26 marzo al circolo Karemaski di Arezzo (loc. Olmo, 44). Il trio della cattiveria Milla (Dj), Rrose (voce) e La T (Dj) - dal 2007 Le Strulle - dopo aver suonato in tutta Italia il loro sound a base di EDM, dance, house e rock (Cocoricò, Magazzini Generali, Gay Village, Tunga, Cassero, ecc.) tornano sul palco del Karemaski insieme alla performer Nike, alla WhyNot Crew e ai visual set di Angie, dalle 00:30 per animare il WhyNot¿ “Easter party”. Compagni di viaggio della serata nella “Terrazza Karemaski” il KLANG Club in Teeny Weeny Edition con Elia Perrone, Niro, Giulio Etiope e Social Kids. Apertura porte dalle 23:15, l'ingresso al locale è riservato ai soci Arcigay, Arci, Uisp o altre affiliate, e l’eventuale ricavato della serata è utilizzato dall’associazione Chimera Arcobaleno per realizzare progetti e interventi di sensibilizzazione contro omofobia, transfobia e qualsiasi forma di discriminazione nel territorio aretino. Chimera Arcobaleno

Gianfranco Cercone. “La macchinazione” di David Grieco: Pasolini inghiottito in un incubo

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L’idea di macchinazione – di un piano criminale dalla perfezione diabolica, predisposto da forze potenti e occulte – trascina a volte con sé il sospetto della follia. E non perché le macchinazioni non possano realmente verificarsi; ma perché si sa che sono i folli, i deliranti, i paranoici, a credere nelle macchinazioni, anche le più fantastiche. Ciò premesso, mi guardo bene dall’accusare di follia David Grieco, che nel suo film, da vari punti di vista pregevole, La macchinazione ha voluto raccontare e interpretare l’omicidio di Pier Paolo Pasolini, come il risultato di una congiura, che avrebbe coinvolto in una qualche misura uno dei potenti dell’Italia degli anni Settanta, Eugenio Cefis, come si sa presidente dell’ENI e poi della Montedison (Cefis era uno dei personaggi del romanzo che Pasolini stava allora scrivendo, Petrolio, per il quale utilizzava come una delle fonti un libro di denuncia contro Cefis, fatto sparire appena uscito in libreria). Insieme a lui, avrebbero fatto parte della congiura servizi segreti e forze politiche alleate o controllate da Cefis; bande criminali; ragazzi vicini agli ambienti fascisti, utilizzati come manovalanza; e infine Pino Pelosi, il ragazzo con cui Pasolini aveva una relazione, che sarebbe stato costretto ad assumersi la responsabilità dell’omicidio. Sulla veridicità di tale ricostruzione non può evidentemente pronunciarsi il critico cinematografico. È materia per magistrati, per giornalisti e per storici. Tuttavia, certi passaggi del racconto di Grieco sfidano a tal punto il senso della verosimiglianza del comune spettatore (penso per esempio a quel sistema di registratori occultati a Villa Borghese, per ascoltare a distanza la conversazione di Pasolini con l’autore del libro su Cefis), che la realtà mostrata dal film finisce comunque per somigliare a un’allucinazione. (Ed è un effetto che sembra perseguito ad arte. La stessa musica, molto bella, dei Pink Floyd che accompagna tutto il film, crea un effetto di distorsione). Pasolini paragona Petrolio, il suo romanzo che uscirà postumo e incompiuto, a una visione da incubo, infernale, che si dilata nella sua immaginazione, riversandosi in migliaia di pagine scritte. Una visione, certo, alimentata dall’Italia di quegli anni (di cui il film restituisce con suggestione il clima), nella quale dilagava la violenza, che fosse quella dei sottoproletari delle borgate, degli scontri armati tra comunisti e fascisti, delle cosiddette “stragi di Stato”. Quella violenza a cui vediamo Pasolini esporsi temerariamente, sia come scrittore intrepido, sia attraverso le sue frequentazioni notturne. Forse con più decisione David Grieco avrebbe dovuto preferire al realismo, il registro del sogno, o appunto dell’incubo, che a ben guardare si confà al clima storico che lui evoca. Nella “Macchinazione”, come in un film dell’orrore, Pasolini sarà inghiottito in un incubo, fino a morirci dentro. Il ruolo di Pasolini è interpretato con molta finezza da Massimo Ranieri. Gianfranco Cercone (Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema” trasmessa da Radio Radicale il 26 marzo 2016»» QUI la scheda audio)

Concerti QM Live di aprile|Al S.Antonio il 9 con Stanley Jordan, al Frassati il 17 con The Thieves Quartet

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La sedicesima edizione di QM Live chiude con due ospiti straordinari. Sabato 9 aprile il programmato concerto di Stanley Jordan, a Morbegno, mentre domenica 17 aprile a Cosio Valtellino, un concerto extra, con ospite una leggenda vivente della scena jazz newyorkese, il vibrafonista Mike Mainieri, classe 1938, anima dello storico gruppo Steps Ahead che tanti talenti ha sfornato nel corso degli anni. Sabato 9 aprile al S.Antonio di Morbegno, un chitarrista di valore assoluto, Stanley Jordan. Una carriera che ha preso il volo nel 1985 con un immediato successo di pubblico e di critica. Il virtuoso chitarrista Stanley Jordan ha sempre mostrato una personalità camaleontica, anticonformista e fantasiosa, che si tratti di audaci reinvenzioni di capolavori del soul o esplorazioni dell’universo pop-rock, così come di eclettiche sperimentazioni solistiche, Jordan riesce sempre a lasciare la sua indelebile impronta su ogni sua interpretazione. Cercare di descrivere adeguatamente ed in poche parole Stanley Jordan è impresa impossibile o quantomeno parziale, comunque, possiamo dire che il chitarrista americano è tra le figure più importanti ed originali della storia di questo strumento. Egli rinnova e porta a massimi livelli una tecnica marginale, il “Touch” o “Tapping” che gli permette un uso pianistico della chitarra. Jordan non usa il plettro e non “pizzica”, ma ora “percuote” ora “tira” le corde fino a creare un sound in cui le linee melodiche, i contrappunti e le linee di basso s’incrociano, danzano, come se fossero una, due, tre chitarre che suonano insieme. Questa tecnica, in modo più o meno accentuato, la troviamo già nella storia della chitarra (Jimmy Webster, Lenny Breau, etc) ma Jordan ne ha fatto il Suo stile e l’ha portata alla più alta espressione finora raggiunta, mescolandola con una sensibilità musicale, ironia ed un gusto per la melodia, che dopo anni oggi gli si riconosce, dopo i primi tempi del “funambolismo tecnico” che gli diede fama mondiale. Dai suoi inizi come musicista di strada a New York e Philadelphia, Jordan è stato attratto da molti stili musicali, dal pop al jazz, alla musica classica, al blues. Domenica 17 aprile, al Frassati di Cosio Valtellino (Regoledo), The Thieves Quartet feat Mike Mainieri. The Thieves Quartet, una delle formazioni “Modern Jazz” più interessanti, attiva da diversi anni e forte di due C D dedicati alla rivisitazione della musica dei Police in chiave jazzistica, incontra uno dei musicisti Jazz più importanti dell’ultimo trentennio: il vibrafonista Mike Mainieri, ideatore dei mitici Steps Ahead che celebrerà assieme ai quattro musicisti proprio in occasione del 35° anniversario dell’uscita primo disco di questa storica formazione che ha ospitato nelle proprie fila, nel corso degli anni, una gran parte dei musicisti più importanti della storia del jazz, da Michael Brecker a Bob Berg, da Don Grolnick ed Eliane Elias, da Eddie Gomez a Marc Johnson, da Steve Gadd a Peter Erskine e molti altri. I temi più famosi della storica band verranno riproposti per l’occasione assieme a colui che ne è stata da sempre la mente artistica principale. Steps Ahead è stato sinonimo negli anni del più importante trampolino di lancio per giovani talenti e nuove idee musicali, dando spazio ad apparizioni di artisti importanti come Michael Brecker, Bob Mintzer, Bill Evans, Eliane Elias,i Mike Stern, Chuck Loeb, Tom Kennedy, Victor Bailey, Richard Bona, Steve Gadd, Peter Erskine, Bobby McFerrin… In questo arcobaleno di sonorità ed elementi mutuati da tradizioni etniche e stilistiche spesso anche lontane dal Jazz, gli Steps Ahead hanno sempre mantenuto una fortissima matrice stilistica originale, legata alla personale visione armonico-melodica propria del fondatore Mike Mainieri. I 35 anni di attività discografica degli Steps Ahead rappresentano davvero un incredibile viaggio musicale nel mondo dell’improvvisazione jazzistica applicata a molteplici sfaccettature sonore, dalle più acustiche e legate alla tradizione main stream, alle più estreme vicine all’elettronica e al pop. Su questo fertile terreno di gioco si muovono The Thieves Quartet feat Mike Mainieri, intraprendendo un viaggio che tocca per l’appunto i brani che rappresentano maggiormente la Storia degli Steps Ahead. La formazione è la seguente: Mike Mainieri (vibrafono), Tullio Ricci (sax), Fabrizio Bernasconi (tastiere), Marco Ricci (basso), Maxx Furian (batteria). Ingresso 18 euro per il concerto di Stanley Jordan, 20 euro per il concerto di Mike Mainieri, disponibili nelle abituali prevendite di Morbegno, Sondrio, Regoledo. Alter informazioni su www.quadratomagico.net Quadrato Magico associazione culturale

Giselle, il balletto romantico per eccellenza al Cinema Eden per “Arezzo all’Opera”|Terzo appuntamento della rassegna curata da Officine della Cultura in diretta dalla Royal Opera House di Londra

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Al Cinema Eden l’appuntamento di mercoledì 6 aprile, con inizio alle ore 20:15, illuminerà il grande schermo con il più rinomato tra i balletti romantici, Giselle di Adolphe-Charles Adam in diretta dalla Royal Opera House di Londra con inizio alle ore 20:15. Coreografia di Marius Petipa. Produzione sir Peter Wright. Nel cast Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov. Il balletto Giselle, dal libretto di Théophile Gautier, è considerato il simbolo del balletto classico e romantico con protagoniste le Villi (fate), spiriti di giovani fanciulle morte infelici perché tradite o abbandonate prima del matrimonio. Fanciulle vendicative, a cui si nega il riposo, che tra il crepuscolo e l'alba cercano i traditori d'amore costringendoli a ballare fino alla morte. Unico modo per dare sollievo, e riposo eterno, al fantasma della fanciulla morta per amore. Prossimo appuntamento con “Arezzo all’Opera”, la rassegna curata da Officine della Cultura, la straordinaria produzione del National Theatre londinese, Hamlet, con Benedict Cumberbatch fissata per mercoledì 20 aprile, inizio ore 20:30. A seguire Frankenstein coreografato da Liam Scarlett (18 maggio) e Werther di J. Massenet (27 giugno). Costo del biglietto d’ingresso euro 12,00 e 10,00 (riduzione per over 65 e studenti under 25). L’evento avrà un ingresso con una riduzione speciale per gli studenti delle scuole del territorio ad indirizzo musicale e coreutico, per le scuole di danza e per gli studenti del The University of Oklahoma's Italian Study Center in Arezzo. Informazioni e prevendite: Officine della Cultura – Via Trasimeno, 16 – tel. 0575 27961 Cinema Eden – Via Guadagnoli, 2 – tel. 0575 353364 www.officinedellacultura.org

Il Banff Mountain Film Festival torna a Morbegno|Montagna, outdoor e action sport. Appuntamento al Cinema Pedretti giovedì 7 aprile alle 20:30

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Il Banff Mountain Film Festival torna a Morbegno con l’ormai tradizionale appuntamento dedicato al cinema di montagna e allo spirito dell’avventura. La proiezione si terrà al Cinema Pedretti giovedì 7 aprile con inizio alle 20:30. La manifestazione si avvale del Patrocinio concesso dal Comune di Morbegno. Seguito da moltissimi appassionati di montagna e di sport outdoor, il BMFF World Tour Italy offre agli spettatori una selezione dei migliori filmati presentati alla 40ª edizione del festival canadese, tenutasi a Banff tra il 31 ottobre e l’8 novembre 2015. Il tour italiano 2016 prevede un totale di 26 tappe in 24 tra le principali città italiane. Sci, mountain bike, kayak, arrampicata, alpinismo: in circa due ore di proiezioni, sarà possibile assistere a una serie di emozionanti e coinvolgenti corto e medio metraggi, con immagini spettacolariche raccontano le storie di chi, tutti i giorni, cerca di alzare l’asticella dei propri limiti tra grandi spazi selvaggi e natura incontaminata. Tra i film in programma ricordiamo Eclipse, premiato a Banff come Best Film Snow Sports: la realizzazione di una grande avventura alle Svalbard, alla caccia della foto perfetta nell’atmosfera surreale di un’eclisse totale di sole. Chasing Niagara è invece la storia di un sogno ambizioso: scendere in kayak le cascate del Niagara. Premiato a Banff come Best Film Mountain Sport, il film è un’emozionante storia di amicizia tra un gruppo di kayaker… con un finale inaspettato. Non mancherà naturalmente l’arrampicata e, questa volta, la protagonista sarà una donna. In Golden Gate la climber americana Emily Harrington si misura con le difficoltà dell’arrampicata trad su una delle vie più difficili di El Capitan. Il programma completo dei film è disponibile qui.È possibile acquistare i biglietti online al prezzo di prevendita di 15€, mentre la sera stessa al botteghino il costo del biglietto sarà di 16€. Nella realizzazione dell’edizione 2016, il BMFF WT Italy è affiancato dagli sponsor Salewa, Enervit e dai partner tecnici Artech Digital Cinema e Vivaticket. La tappa di Morbegno è in collaborazione con il negozio 3Passi Patagonia. Simonetta Radice, banf.it

“Uomo invisibile” di Paolo Musìo alla C.R. Femminile di Giudecca

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Balamòs Teatro – progetto teatrale “Passi Sospesi” negli Istituti Penitenziari di Venezia Lo spettacolo “Uomo invisibile” di Paolo Musìo alla Casa di Reclusione Femminile di Giudecca Nell’ambito del progetto teatrale “Passi Sospesi” di Balamòs Teatro negli Istituti Penitenziari di Venezia e in occasione delle celebrazioni della 54ª Giornata Mondiale del Teatro e la 3ª Giornata Nazionale di Teatro in Carcere, Lunedì 11 Aprile 2016, alle ore 16:00, alla Casa di Reclusione Femminile di Giudecca (ingresso riservato agli autorizzati), sarà presentato lo spettacolo di Paolo Musìo Uomo invisibile. Paolo Musio è attore e autore di testi teatrali e docente di recitazione all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Negli anni ha collaborato come attore con molti registi di rilievo come Mario Martone, Luca Ronconi, Theodoros Terzopoulos, Eimuntas Nekrosius, Giorgio Barberio Corsetti, Arturo Cirillo, Luigi Squarzina, Massimo Castri, Giovanni Testori, Werner Waas. Ha partecipato a numerose trasmissioni radiofoniche di Rai 3. Uomo invisibile da H.G. Wells e E. Cioran Testo, spazio scenico, interpretazione Paolo Musìo Come in un teatro anatomico esaminiamo i poveri resti dell'identità dell'uomo occidentale o come in un'aula di tribunale ascoltiamo una testimonianza impossibile, o come in un reparto neonatale per adulti tra le macerie della nostra vita attiva, cerchiamo ancora una volta un principio di azione, un senso reinventato di partecipazione, un modo per uscire in strada con una rinnovata volontà di rinascita. Il testo esplora il tema dell'invisibilità come condizione nel mondo contemporaneo attraverso la narrazione del romanzo di Wells ed il commento di Cioran dagli scritti L'inconveniente di essere nati e La tentazione di esistere. Un uomo invisibile in viaggio attraverso l’Europa. Dalla nota dell'autore: nel mese di Aprile 2016, con la presentazione dello spettacolo al Teatro Scientifico di Verona e a seguire alla Casa di Reclusione Femminile di Giudecca, avrà inizio il progetto “Uomo invisibile tour europeo”. Visiterò teatri e luoghi inusuali, atelier di artisti e appartamenti privati, incontrerò cari amici, persone pensanti impegnate a vario titolo nella società, a vivere da cittadini in modo attivo in Europa oggi. Porterò con me, come per un viaggio in un nuovo medioevo, una sorta di icona portatile, una lastra di vetro trasparente, e un testo poco rassicurante, come uno specchio in cui leggere il nostro presente contraddittorio, in un tentativo di ricomposizione. È un viaggio la cui necessità risiede per me nel desiderio insopprimibile di dare con il mio lavoro una possibilità alla pace, e ad una pace duratura, raggiunta senza far sconti alla nostra coscienza, mentr e tutt’intorno c’è incertezza e paura, violenza solitudine ed egoismo. Lo spettacolo di Paolo Musìo alla Casa di Reclusione Femminile di Giudecca è completamente gratuito e ha come obiettivo quello di ampliare, intensificare e diffondere la cultura teatrale dentro e fuori gli Istituti Penitenziari di Venezia. Balamòs Teatro

Gianfranco Cercone. “Un bacio” di Ivan Cotroneo e “La comune” di Thomas Vintenberg: due film “a tesi”

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Uno degli errori più frequenti a cui è soggetto un narratore, si verifica quando altera lo sviluppo naturale dei fatti e dei personaggi che racconta, per dimostrare una tesi. Così il racconto è almeno in parte rovinato, senza che la tesi, giusta o sbagliata che sia, risulti persuasiva. Che in questo difetto possano incorrere anche i migliori, lo dimostrano due film diretti da due bravi registi. Un bacio di Ivan Cotroneo intende dimostrare che l'omofobia può uccidere. È una tesi, si sa, purtroppo giusta. Per dimostrarla, Cotroneo ci racconta di un ragazzo gay, allegro e gentile, giusto un poco supponente, che al suo ingresso in una nuova scuola superiore, finisce vittima del bullismo omofobico. Ma non ha un carattere remissivo. All'interno della classe, si crea una specie di “nicchia ecologica”, formata da altri due studenti, un ragazzo e una ragazza, anche loro, per diverse ragioni, emarginati dal resto del gruppo; che reagiscono alla persecuzione colpo su colpo. Il tono del film, malgrado la gravità dell'argomento che affronta, resterebbe leggero, se proprio all'interno del trio non si sviluppasse una storia d'amore destinata a degenerare nel dramma e nella tragedia. Il ragazzo omosessuale si innamora dell'altro ragazzo, introverso e complessato, che oscuramente ricambia la sua attrazione, la quale però risulta inaccettabile alla sua coscienza, tanto che alla fine mette mano alla pistola. Ed è qui, in particolare, che si percepisce il punto debole, l'anello mancante del racconto. Per rendere credibile uno sbocco di violenza così estremo, sarebbe stato necessario uno scavo nella psicologia del giovane omofobo, che manca quasi del tutto. La sua figura, a differenza degli altri due protagonisti, descritti con sottigliezza, è piuttosto generica e sbiadita. Di questa lacuna, l'autore deve essersi accorto perché, per motivare il gesto insano del suo personaggio, è ricorso all'escamotage, posticcio e inefficace, del fantasma del fratello morto con cui il ragazzo dialoga e che, nella sua immaginazione, lo addita alla vergogna. La tesi del film La comune, del danese Thomas Vintenberg, è pessimistica: certi ideali comunitari degli anni Settanta, come la rinuncia alla proprietà privata e il libero amore, sono destinati a infrangersi contro incomprimibili istinti dell'uomo, quali l'egoismo e la possessività. Si racconta di una coppia di coniugi di età matura, che decidono di condividere il grande appartamento che l'uomo ha ereditato, con un gruppo di amici, devolvendo la proprietà alla “comune” che così si è formata. Avviene che l'uomo, che insegna all'università, si innamora di una sua studentessa. E, facendo valere la propria autorità di proprietario, la inserisce a forza nella “comune”. Ha la bella idea di collocare la nuova camera da letto della moglie accanto a quella in cui trascorre le notti con l'amante, separate, le due camere, da una sottile parete. La moglie, che non riceve più visite dal marito e che tenta di andare d'accordo con la sua amante, precipita nella depressione, senza che l'uomo abbia alcun desiderio di curarsi di lei. Ora: può essere che un uomo che professa gli ideali comunitari, si dimostri di un egoismo così ottuso e tenace? Forse sì. Certo, però, nel film la contraddizione fra comportamento e ideali è così netta, da risultare schematica e, appunto, dimostrativa. Va detto, però, che l'affresco di vita di gruppo è dipinto con freschezza, con umorismo e, per varie notazioni, con senso di verità. Gianfranco Cercone (Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema” trasmessa da Radio Radicale il 9 aprile 2016»» QUI la scheda audio)

TV. Informazione e referendum: tardi non è meglio che mai

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Finalmente la RAI tiene fede ai sui obblighi di servizio pubblico. A “Report” si parla di energie rinnovabili e fonti fossili, con competenza e chiarezza. Si svelano gli intrichi per cui se una pala eolica o un pannello solare deturpano il paesaggio, lo stesso non emerge con un gasdotto o una centrale di conversione. Si dimostra che non solo il futuro, ma già il presente potrebbe passare da un piano energetico alternativo, con risparmi economici e benefici per l'ambiente e la salute dell'uomo. Su Rai Uno un deputato parla “fuor di propaganda”, su come molte piattaforme per la coltivazione di idrocarburi ne estraggano volutamente pochi per fruire di agevolazioni fiscali, dilatando all'infinito i tempi della concessione fino ad esaurimento del giacimento. Peccato che tutto questo sia avvenuto solo ad urne praticamente chiuse. Viene il sospetto che, ancora una volta, gli interessi degli inserzionisti, monetizzabili in costosissimi spazi pubblicitari in prima serata, abbiano prevaricato quelli degli abbonati. Marco Lombardi

Gianfranco Cercone. “Mister Chocolat” di Roschdy Zem: il sadismo al circo

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Che differenza c'è tra un film commerciale e un film di valore artistico? Se fosse possibile rispondere in due parole, direi: un film commerciale altera e semplifica la realtà per gratificarci, per divertirci, per farci piangere o magari per ammaestrarci. L'arte, invece, si sa, va alla ricerca della verità della vita, nella sua complessità e ambiguità. E cerca in prima luogo quella verità che più le compete: quella dei sentimenti e delle emozioni. Può capitare che in un film di impianto prevalentemente commerciale, si ritrovino dei momenti di valore artistico. Prendiamo ad esempio il film: Mister Chocolat di Roschdy Zem. Racconta la storia di una coppia di clown che furoreggiò in Francia agli inizi del Novecento. L'aspetto più originale del loro spettacolo era che la coppia era formata da un clown di colore, nero; e da un bianco. La dinamica degli sketch prevedeva che il bianco, grazie alla sua astuzia, prevalesse sul nero, tanto da riuscire a prenderlo regolarmente a calci nel sedere e a sottoporlo a varie vessazioni. Il successo dei numeri, si desume dal film, era dovuto non soltanto all'abilità dei due artisti (in particolare del bianco, ideatore degli sketch), ma anche al razzismo e al sadismo degli spettatori, appartenenti per lo più alla buona società, che in quella rappresentazione trovavano una valvola di sfogo ai loro cattivi sentimenti. Una tensione sadomasochistica intercorreva anche tra i due artisti, uno dei quali, il bianco, sarebbe stato segretamente attratto dal nero, nei modi di un omosessuale represso. Il film racconta anche che il nero, grazie a una presa di coscienza civile, si sia poi rifiutato di incarnare sulla scena il ruolo dell'eterna vittima; che abbia tentato di conquistare un'autonomia e una dignità artistica interpretando a teatro, a Parigi, il ruolo dell'Otello; ma che il pubblico, malgrado il suo talento, lo abbia fischiato per le stesse ragioni per le quali, come clown, lo applaudiva. Non tutto il racconto è ugualmente convincente. Quelle platee in cui tutti gli spettatori ridono in modo analogo; o, durante la rappresentazione dell'Otello, sono tutti incantati dalla performance del protagonista per poi, al momento dei ringraziamenti, scatenare la loro indignazione: hanno reazioni così omologate e spiegate, da dare un senso di artificio. La presa di coscienza del nero – la sua decisione di ribellarsi al proprio ruolo – è troppo improvvisamente lucida per risultare persuasiva. E la riconciliazione finale tra i due artisti, quando il nero è in punto di morte, è dolciastra, sa di sentimentalismo. Ma la verità del racconto passa attraverso altri momenti, nei quali le ragioni e i torti non sono così nettamente separati e riconoscibili: quando, ad esempio, il nero, ubriacato dal successo che la società gli tributa, si ammanta di una vanità ottusa; o quando si sfoga della frustrazione che comunque avverte per il ruolo che gli ha dato quel successo, trattando con disprezzo una sua amante. E per quanto riguarda il clown bianco, la durezza, la crudeltà, con cui tratta anche fuori della scena il suo partner artistico, si intuisce dovuta alla sofferenza di un amore represso ma profondo. I due protagonisti sono interpretati molto bene da Omar Sy e da James Thierrée, nipote di Charlie Chaplin. Gianfranco Cercone (Trascrizione della puntata di “Cinema e cinema” trasmessa da Radio Radicale il 16 aprile 2016»» QUI la scheda audio)

Shakespeare, with Love|Al Testaccio di Roma e all'Aurora di Velletri

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Associazione culturale Angoli Compagnia X-Pression Venerdì 29 e sabato 30 aprile Roma. Teatro Testaccio Shakespeare, with Love da W. Shakespeare Regia: Christine Hamp Con: Massimo Albanesi, Marco Bologna, Adriano Di Fraia, Veronica Di Tanna, Paolo Farina, Luca Melodia, Teresa Mitilino, Chiara Moroni, Anna Montagna, Adele Passerini, Antonella Piludu, Tommaso Rossi. Allestimento e costumi: X-Pression, Wladimiro Sist, Eva Seeber La Bisbetica Domata - Macbeth - Sogno di una notte di mezza estate Una donna indomita che danza il suo rifiuto di fare la gatta domestica e la sua voglia di un amore senza sottomissione; una donna innamorata della brama di potere che trascina con sé il marito nel sangue e nella follia; gli amori stregati e variopinti, probabili e improbabili, magici e ridicoli dei nostri sogni. Tre “storie d’amore” elaborate e interpretate in maniera insolita, fantasiosa e personale. Un piccolo ma sentito omaggio al grande Shakespeare. Venerdì 29 aprile 2016, ore 21:00 Sabato 30 aprile 2016, ore 18:00 Teatro Testaccio – Via Romolo Gessi 8, Roma Info: 06 5755482 www.teatrotestaccio.com -------------------------------------------- Lo spettacolo sarà ripetuto a Velletri (Rm) Domenica 22 maggio 2016, ore 18:00 Teatro Aurora, Piazza San Clemente Info: 347 8573721 compagniateatralexpression@gmail.com
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